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Storia di Torrita di Siena

Il nome di Torrita compare per la prima volta in un codice Amiatino del 1037 fù un castello fedelissimo alla Repubblica Senese e rimase fino al 1554 sotto il suo dominio, quindi passò sotto i medici.

Stemma di Torrita di Siena disegnato da Luigi Passerini nel 1864 in: "Le Armi dei Municipi Toscani"

Con diploma del 27 agosto 1210, Torrita ed il suo contado, elevato in feudo, insieme ai castelli di Ripa, Fratta, Bettolle, venne concessa dall’Imperatore Ottone IV alla famiglia Cacciaconti da cui derivano quei monacheschi-pecorai, signori della Fratta, antenati di Ghino di Tacco famoso personaggio del XIII sec., ricordato dal Boccaccio nel Decamerone e da Dante nel VI canto del Purgatorio.

Torrita fù castello molto importante per Siena in quanto, essendo situato ai confini della Repubblica Senese, rappresentava il suo avamposto nei confronti di Montepulciano e Perugia.

Nel 1260 Torrita partecipò a fianco di Siena, con 300 cavalieri tedeschi ed altri esuli fiorentini, alla famosa battaglia di MONTEAPERTI, combattuta contro l’esercito Guelfo di Firenze e ricordata in alcuni versi del X canto dell’Inferno di Dante.

Nel 1288 Torrita, sebbene aiutata dai senesi e dai fiorentini subì gravi perdite in seguito all’assedio del Vescovo di Arezzo, Guglielmo degli Uberti. Nell’anno 1322, per aver dato asilo a Messere Deo Tolomei, nobile senese fuoriuscito, che si era ribellato alla propria città, il Castello di Torrita venne assediato, sconfitto e saccheggiato dai senesi.
Nel 1358 avvenne in Torrita una grande battaglia che vide contrapposti da una parte cavalieri torritesi e senesi e dall’altra parte le truppe perugine: inizialmente la vittoria arrise ai primi, ma dopo alcuni giorni i perugini si riorganizzarono e costrinsero i senesi a fuggire da castello inseguendoli fino a Siena, saccheggiando e distruggendo tutto ciò che trovavano sul loro cammino.
Successivamente, nel 1383, il castello di Torrita venne saccheggiato e totalmente distrutto dalle armate di Baldovino da Panicale, nemico giurato di Siena.
Durante il secolo XV vi fu un periodo di relativa tranquillità e prosperità tanto che vennero realizzati alcuni grossi interventi sulle fortificazioni, commissionati dal governo della Repubblica senese all'Architetto Baldassarre Peruzzi (nativo, secondo alcuni, dello stesso castello di Torrita).
Nel 1431 ancora una volta i Torritesi, presi d'assedio, vinsero i Montepulcianesi ed i Fiorentini.
Anche Carlo da Montone, capitano di ventura, trovandosi in Val di Chiana, venne attratto dall'importanza strategica del colle su cui sorgeva Torrita e cercò di prenderla, ma i castellani opposero una strenua resistenza che sconsigliò gli attacchi e indusse gli assedianti ad una precipitosa ritirata.
Successivamente, nel 1481, il castello di Torrita ottenne sotto le proprie mura una grande vittoria, sconfiggendo ancora una volta una coalizione formata da fuoriusciti senesi e fiorentini, guidati dal conte di Pitigliano che aveva il proprio campo base presso Foiano della Chiana.
Agli inizi del sec. XVI, il Signore di Siena, Messere Pandolfo Petrucci si fece costruire una casa a Torrita, adducendo a pretesto il bisogno di riposo dopo le fatiche del governo, ma nel castello correva voce che la vera ragione fosse quella di tenere sotto controllo i Montepulcianesi, alle cui spalle vi erano sempre i Fiorentini.
Più tardi i Torritesi resistettero vittoriosi a Renzo Orsini De Ceri il quale, dopo aver attaccato la città di Chiusi, era sconfinato nei possedimenti della Repubblica Senese; con 10.000 fanti e quattrocento cavalieri aveva intercettato la cavalleria di Vitello Vitelli, che stava spostandosi da Torrita a Sinalunga e cercò di entrare in Torrita, ma i castellani si opposero alle richieste dell'Orsini il quale rinunciò all'impresa rivolgendo la sua attenzione verso Siena stessa.
Intanto il cerchio delle truppe imperiali si stringeva sempre di più intorno alla Repubblica Senese la quale, nel 1552, inviò in Valdichiana uno dei suoi capitani più valorosi ed esperti, Agnolo Chellocci, a cui i torritesi offrirono le chiavi del loro castello.

L’altra grande battaglia avvenuta a Torrita fù quella condotta vittoriosamente da Franco Orsini Comandante dell’Esercito Senese il quale, nel 1363, sconfisse alcune truppe di mercenari bretoni facendo prigioniero il loro stesso Comandante, Nicolò di Montefeltro, Duca di Urbino.
In ricordo di questo evento i Gonfalonieri della Repubblica Senese affidarono al pittore Lippo Vanni l’incarico di immortalare la vittoria, affrescando una parete della Sala del Mappamondo all’interno del Palazzo Comunale di Siena raffigurante la Valdichiana e il Castello di Torrita.

Siena, Palazzo Comunale, Sala del Mappamondo: Lippo Vanni "La battaglia della Valdichiana" particolare

Siena, Palazzo Comunale, Sala del Mappamondo: Lippo Vanni "La battaglia della Valdichiana" particolare

In questo stesso momento, le truppe imperiali avevano occupato Lucignano, Rigomagno, Farnetella, Asinalunga e quindi anche Torrita ormai sguarnita ed abbandonata dalla Repubblica Senese, dovette arrendersi in data 8 Giugno 1554 e venne occupata definitivamente dagli Imperiali. In questa circostanza il comandante del presidio tentò di far uscire dalla Porta a Pago, con uno stratagemma, quello che rimaneva della guarnigione di stanza nel castello, mentre l'esercito occupante era sotto il comando di Vincenzo Nobili di Montepulciano. Dell'occupazione da parte delle truppe imperiali si ha notizia anche attraverso lo stemma Mediceo, sistemato, pochi giorni dopo la resa, sulla torre comunale dalla quale venne abbattuto lo stemma del castello: il leone rampante con tre spighe. Diversi cronisti dell'epoca si occuparono della resa del castello di Torrita, sia per la posizione strategica che aveva sempre occupato nel quadro dello scacchiere difensivo senese, sia per la fertilità delle sue campagne, le quali erano considerate "il granaio di Siena", sia anche per la fedeltà sempre dimostrata nei confronti della Repubblica, tanto da essere, insieme a Montalcino, uno degli ultimi caposaldi caduti nelle mani dell'esercito imperiale.

Alcuni episodi particolari concludono l'esistenza di Torrita castello senese, parte integrante di quella Repubblica che dominò incontrastata su tutta la Maremma e su buona parte del sud della Toscana per tutto il Medioevo. Del suo passato antico e glorioso sono rimasti il borgo medievale, alcuni tratti delle mura castellane (visibili più che altro verso nord-ovest con archetti in laterizio) ed il palazzo Comunale, antico palazzo Pretorio, sede del Podestà della Comunità di Torrita risalente all'incirca al 1210-1220.

Esso era sede della Magistratura di Torrita, la quale aveva giurisdizione anche sui comuni di Guardavalle e di Ciliano, formata da un Gonfaloniere, sei Priori e 10 Consiglieri scelti fra le famiglie più importanti del castello.
Successivamente Torrita seguì le vicende di Siena sotto la dominazione medicea. In particolare Torrita e il suo territorio trassero beneficio dalle grandi opere di bonifica della Valdichiana realizzate dall'architetto Fossombroni per volontà dell'arciduca Pietro Leopoldo di Lorena nel corso del 1700. Essa determinò un notevole aumento del territorio agricolo con conseguente maggiore produzione di derrate alimentari, confermando la vocazione agricola dell'economia locale che si conservò fino alla fine del 1800.
Nel 1860 Torrita con un plebiscito, (su 1060 votanti, 1040 si dichiararono favorevoli all'annessione), entrò a far parte, seguendo le sorti di tutta la Toscana, del Regno d'Italia.

Nei primi anni del 1900 iniziò il processo di industrializzazione con l'apertura e la progressiva espansione delle miniere di lignite di Montefollonico, che determinarono una trasformazione dell'economia del territorio.
Questa attività industriale si affermò in modo più consistente nel secondo dopoguerra in seguito alla crisi della mezzadria che determinò l'abbandono delle campagne da parte di molti agricoltori che si trasformarono in imprenditori sopratutto nella lavorazione del legno.

Oggi Torrita è un centro economico abbastanza fiorente dove è presente sia un'attività agricola condotta con criteri moderni sia un'attività artigianale e industriale.
Lo sviluppo urbanistico di Torrita porta il segno di questa crescita, nel senso che l'espansione avvenuta negli anni '50 ha progredito a macchia d'olio attorno alla stazione ferroviaria e alle vie di comunicazione. Sono così sorti quartieri dotati di servizi, spazi di aggregazione e polmoni verdi. Una grande piazza si apre al centro della nuova zona residenziale con la Chiesa dedicata alla Madonna del Rosario, di stile moderno, nella quale sono da ammirare pregevoli opere artigianali, i pannelli di ceramica, le vetrate e la luminosità ricca di colore che queste diffondono. Torrita è testimonianza importante di una realtà e un'epoca caratterizzata dal passaggio dal mondo rurale a quello più complesso dell'industria.

 

Arte e Cultura

Situata su un colle, a 325 mt. s.l.m., Torrita é una ridente cittadina della valdichiana senese. Il centro storico di Torrita di Siena, racchiuso entro la cinta muraria risalente al XII secolo, di cui si possono ancora osservare alcune parti, offre al visitatore angoli caratteristici e opere d'arte non trascurabili.

Percorrendo i vicoli dei paese ci si sente avvolti da un alone misto di storia e di leggenda, basti pensare a Via Ghino di Tacco, Via dei Pecorai o Via della Lupa.

L'accesso dalla Porta Nova consente di giungere come prima tappa alla Piazza Matteotti, da sempre centro della vita culturale e religiosa del paese. Vi si possono infatti ammirare il Palazzo Pretorio (oggi sede del Comune) di origine duecentesca, che staglia verso l'alto la sua torre oggetto nei secoli di numerosi restauri, il Teatro Comunale e la Chiesa delle SS. Flora e Lucilla. La piazza rappresenta il punto di incrocio delle strade che conducono alle quattro porte di accesso al paese e conserva ancora al centro l'antica cisterna (o pozzo) che nei secoli passati era utilizzata per l'approvvigionamento idrico di tutto il paese.

Accanto al Palazzo Comunale sorge il Teatro Comunale "degli Oscuri”, nato per volontà dell'omonima Accademia nel XVIII secolo ed all'interno del quale è visibile un busto collocato per celebrare il cantante lirico Giulio Neri, cui Torrita ha dato i natali nel 1909 e del quale è ancora molto vivo il ricordo tra i suoi concittadini.

La romanica chiesa di S. Flora e Lucilla è la più antica entro le mura del castello, risale al 1300 e conserva numerose opere d'arte, tutte degne di nota. La più importante è senz'altro la lunetta in bassorilievo “Il Sangue del Redentore" attribuita al Donatello.

Inoltre si può ammirare un trittico di Taddeo di Bartolo, pittore senese dei 1300, una crocifissione datata 1444, di scuola fiorentina, una tela raffigurante la Madonna con Bambino e gli apostoli Andrea e Giovanni, opera di Benvenuto di Giovanni. La tela 1a visione del Beato Ambrogio Sansedoni", proveniente dalla chiesa dellaMadonna delle Fonti, è attribuita a Francesco Volpi ed è datata XVIII secolo.

Torrita di Siena, Chiesa di S.S. Flora e Lucilla, Lunetta del Donatello "Sangue del Redentore"

Proseguendo lungo la via Ottavio Maestri si incontra la chiesa di S.Croce, edificata nel 1642; è in stile barocco e conserva una tela del pittore senese Francesco Rustici detto Il Rustichino.

La Chiesa di San Martino e Costanzo è stata costruita nel 1631 a croce latina, conserva all'interno la "campana grossa" risalente al 1454.

Percorrendo la vicina via della Lupa, si può ammirare nelle giornate soleggiate una splendida vista della Valdichiana: fertile pianura, una volta palude, bonificata da Leopoldo II di Toscana ad opera dell'architetto Fossombroni. La Via della Lupa conduce alla Porta Gavina, forse la più nota delle quattro porte, sia per l’architettura che per il portone ligneo del 1200, recentemente restaurato. Si narra che quando i Fiorentini con l'ausilio delle truppe tedesche assediarono Torrita (1544), fu catturata un'anziana donna chiamata Nencia, la quale veniva obbligata ad inneggiare il Duca di Firenze; fedelissima alla Repubblica di Siena, la donna inneggiò invece alla Lupa (lo stemma di Siena) e per questo i soldati tra molestie e insulti le inchiodarono mani e piedi alla Porta Gavina, dove Nencia continuò a gridare "Lupa, Lupa" fino alla morte. In ricordo di questo eroico gesto i Torritesi hanno intitolato alla donna la Via stessa.

La Via Cesare Battisti conduce alla Porta a Pago, che si apre sul lato nord delle mura. Il suo nome deriva da “pagum”, l’antico villaggio che sorgeva sulla collina antistante, altre fonti la collegano al pagamento del dazio per l’arrivo delle merci nel paese.

Risalendo la via Dante Alighieri, si giunge di nuovo nella Piazza Matteotti, da cui, attraverso la Via Ghino di Tacco, il vicolo dei Fabbri e il vicolo dell’Ospedale, si possono ammirare angoli meno noti ma molto caratteristici, come le arcate di pregevole fattura e gli edifici che conservano il loro aspetto inalterato nel tempo.

Per uscire dalla cinta muraria si arriva alla Porta a Sole, ove probabilmente sorsero le prime case di legno abitate dalle famiglie dei soldati preposti alla difesa del castello. Davanti al visitatore si apre lo spazio denominato “Gioco del Pallone”, luogo di ritrovo per i giocatori di tamburello e teatro della festa paesana del “Palio dei Somari”.

In fondo al “Gioco” si erge nella sua purezza di forme il piccolo oratorio dedicato alla Madonna delle Nevi, costruito nel 1525 in onore di Maria, allorchè una grave pestilenza afflisse la Comunità. Sul portone d’ingresso é collocata una copia della Lunetta di Donatello, poichè originariamente l’opera era quì ospitata; all’interno si trova un affresco attribuito a Girolamo Benvenuto del Guasta, raffigurante l'Assunzione di Maria.

Lungo la strada che conduce a Sinalunga si trova la chiesa della Madonna delle Fonti, sorta nel 1665 per ricordare il prodigio verificatosi presso una fonte d'acqua che sorge nel luogo.

Imboccando poi la strada che corre tra due file di cipressi e che conduce al cimitero, troviamo la più antica Chiesa di Torrita, la Madonna dell'Olivo, anticamente dedicata a S.Costanzo, patrono del paese. Secondo alcune fonti l'edificio sarebbe stato costruito sui resti di un antico tempio dedicato a Cerere, dea delle fecondità dei campi.

Torrita di Siena ha dato i natali a diversi personaggi storici tra i quali citiamo : "Fra Jacopo da Torrita" e "Ghino di Tacco" il primo è certamente il personaggio più illustre e celebre di Torrita. Francescano, restauratore dell'arte del mosaico nel XIII secolo ed anche pittore. Viene ricordato dalla via che porta alla Collegiata e da un medaglione nella sala del Consiglio Comunale dove si trova un suo ritratto. Nella "Enciclopedia del Cristianesimo" edita nel 1947, a proposito di Fra Jacopo si legge: "Jacopo da Torrita prese il nome dal paese natale" Va ricordato per le sue opere della fine del XIII secolo ed in particolare per i mosaici mariani in Santa Maria Maggiore a Roma, dove nell'abside sono stati da lui compiuti lavori di restauro con proprie modifiche. Altre sue testimonianze sono i vari tondi dipinti nella seconda crociera della Basilica Superiore di Assisi.
Ghino di Tacco nacque a Torrita dalla famiglia Cacciaconti Monacheschi Pecorai, una delle famiglie dei grandi di Siena. Il padre Tacco assieme ai suoi due figli, Ghino e Turino, commetteva furti e rapine ed aveva anche appiccato il fuoco al castello di Torrita; fu condannato per aver ferito gravemente Jacopino da Guardavalle; Ghino fu espulso dal contado senese e si rifugiò a Radicofani, punto di collegamento tra il dominio Pontificio elo Stato di Siena. Volle poi punire il giustiziere del padre e così andò a Roma al comando di quattrocento uomini, entrò in tribunale e tagliò la testa a Benincasa di Arezzo, infilandola sulla picca; tornò quindi a Radicofani dove cominciò ad esercitare ampiamente l’ "arte della rapina”. Memorabile il trattamento riservato all'abate di Clunj, catturato mentre si recava alle acque termali di San Casciano dei Bagni per curare un mal di stomaco. L'abate venne rinchiuso e nutrito con pane e fave secche che gli guarirono prodigiosamente il male; riconoscente l'abate intercesse presso il papa Bonifacio VIII ai fini di una riconciliazione con Ghino. Il Papa si convinse e lo nominò Cavaliere di S.Giovanni e Friere dell'ospedale di Santo Spirito, titolo che annetteva una vasta commenda. Il luogo della morte è incerto, alcuni dicono Roma, Benvenuto da Imola lo vuole assassinato a Sinalunga.

Montefollonico

Il borgo di Montefollonico è posto sulla sommità di un colle tra la Valdichiana e la Val d'Orcia. Formatosi intorno all'anno mille, mostra nella sua struttura il vero motivo della sua nascita: essere una rocca fortificata in epoca medioevale. Comunque si hanno notizie di insediamenti risalenti alla preistoria e sono evidenti chiare tracce di nuclei Etruschi e Romani. Si ha notizia dei luoghi vicini a Montefollonico in vari documenti, fra cui quello del 715 che ricorda la disputa avvenuta di fronte al messo del Re Longobardo Liutprando per il possesso della Pieve di San Valentino in Casale Ursina.
Il nome di Montefollonico deriva da "follones": erano coloro che lavoravano i panni di lana. Il periodo d’oro di Montefollonico iniziò nel 1200 assumendo grande importanza strategica per la Repubblica di Siena. Seguendo le sorti del Borgo di Torrita , nel 1555 entro a far parte del Granducato di Toscana .
Nel 1600 Montefollonico si governa attraverso i propri statuti e nel 1816 fu concesso come feudo col titolo di marchesato al perugino Francesco Coppoli.
Montefollonico è circondato di mura che conservano alcuni torrioni di forma circolare, mentre la Torre del Cassero (1277) è un esempio architettonico ancora in buono stato di conservazione. L'impianto longitudinale dell'agglomerato urbano è sottolineato dalla Piazza su cui si affaccia la Pieve di S. Leonardo, una delle chiese più importanti di architettura romanica del territorio senese. L'edificio è costruito in pietra locale, di grande pregio è il portale con arco a tutto sesto strombato, con fasci di colonnette con basamento e capitelli scolpiti. L'interno, ad una sola navata, conserva opere dei secoli XII e XIV .é dotato di tre porte , Follonica, Triano e Pianello porta principale del paese nonché esempio di architettura militare del XIV secolo.
Il Palazzo Pretorio: risale al 1200 e costituiva la sede del Palazzo di Giustizia dove si radunavano i Consigli che governavano il paese.
La Chiesa della Madonna del Triano: si trova fuori dalle mura e domina dalla sua felice posizione tutta la valle sottostante (Valdichiana e Val d'Orcia), con la sua struttura in parte in pietra ed in parte in mattoni risalente al 1609.
Il Convento di "Santa Maria de Folonico", meglio conosciuto come Conventaccio, appartenne ai Monaci Benedettini, forse collegati al Monastero di S.Salvatore al Monte Amiata, che dai tempi anteriori al Mille aveva possedimenti nella zona. Dell'edificio abbaziale, che doveva avere notevoli dimensioni, rimangono resti della cripta e delle navate della Chiesa con arcate gotiche 

Come arrivare a Torrita di Siena

Torrita dista circa 5 Km dal casello autostradale VALDICHIANA, quindi è consigliabile, per chi arriva da Firenze o Roma (via Autostrada del Sole A1) uscire presso il casello VALDICHIANA e proseguire per Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano. Per chi proviene da Perugia, dalla supestrada Perugia-Bettolle, uscire presso Bettolle e seguire Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano. Per chi provienda da Arezzo, seguire per Bettolle e da lì prendere le indicazioni per Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano. Infine per chi proviene da Siena l'uscita consigliata della supertrada Siena-Bettolle è quella di Sinalunga, quindi proseguire per Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano.